"Hai detto che quella è una delle chiavi, per uscire da questo luogo: tu sai dove si trova? Intendo dire l'uscita, ci puoi condurre all'uscita?", domandai a Vyrellys.
"No purtroppo non ho idea di dove si trovi.", rispose ella.
"Abbiamo attaccato la sfera e l'abbiamo colpita, almeno io sono sicuro che il mio colpo sia andato a segno: pensi che l'abbiamo danneggiata?", continuai.
"No, non credo che l'abbiate scalfita. Inoltre secondo il mio parere, la scheggia che avete distrutto era la parte dedita alla conoscenza. Il custode della biblioteca. ".
Dato che Vyrellys sembrava particolarmente compiaciuta dall'esito dello scontro continuo a chiederle informazioni e a farla parlare:
"Secondo i nostri calcoli, se fossimo ancora a
Tronco Inverno
dovrebbe essere ormai sera; dato che è da questa mattina che stiamo combattendo, noi dobbiamo riposare. Pensi che le altre schegge ci verranno a cercare?", domandai
"No, non credo. Ma noi abbiamo bisogno di andare da loro, per le loro chiavi. So solo che in questa prigione c'è ogni tipo di creatura. Morti che camminano, aberrazioni e altri orrori naturali.
E il drago",
"Drago, quale drago?", chiesero gli altri all'unisono.
"Non so molto altro. So solo che ci sono voci al riguardo, che dicono che qui dentro ce ne sia uno."

Quell'ultima rivelazione fu quasi una scossa. Almeno per me. In poche ore ci eravamo scontrati con diversi tipi di creature, tutte altamente letali e ora sapevamo che qualcos'altro di maggiormente pericoloso ci stava aspettando. Dovevamo essere furbi e ugualmente determinati. Preparammo i turni di guardia ed iniziammo a riposarci, per sopravvivere dovevamo essere al massimo delle nostre forze. Questa volta nessuno ci attaccò.

All'indomani, perlustrammo la stanza a fianco, dove erano posizionate le quattro colonne. Scolpite nel pavimento sono ben visibili delle lettere, ed il luogo emana una forte energia mistica. Non riconobbi subito quell'alfabeto, non mi era capitato spesso di parlare o leggere quella lingua, da quando l'avevo imparata.

"La chiave della conocenza risplende sotto un anello di stelle sacre.", dissi
"Cos'hai detto?", mi chiesero. "E' quello che è inciso sul pavimento. E' lingua draconica.", rivelai. "E cosa significa?",
"Non ne ho la minima idea".

Non troviamo nessuna spiegazione a quella frase o a quel luogo di conseguenza ci rimettiamo in marcia. Torniamo alla zona della fossa e imbocchiamo uno dei corridoi inesplorati. Arriviamo in una stanza molto calda ed estremamente umida, completamente invasa dalla vegetazione. La nostra visuale è ostruita da una fitta e compatta muraglia di liane. Mando Lockheed in avanscoperta per esplorare rapidamente la parte a noi più vicina del nuovo ambiente. Superato il primo muro di liane, lo vediamo girarsi pronto a tornare indietro, ma scompare, dissipato per effetto di un attacco, colpito da qualcosa che noi non riuscimmo a vedere.
"Cosa ha visto?", chiedono gli altri.
"Non lo so, non ha fatto in tempo a dire nulla e per rievocarlo ho bisogno di qualche minuto di concentrazione", risposi mentre iniziai a rilassarmi per poter concentrare sufficienti energie per poter rigenerare il piccolo drago.
Mentre confabuliamo, notiamo un movimento sfocato che attira la nostra attenzione, guardando meglio vediamo una piccola creatura sporgersi dal vuro di vegetazione. Lo riconosco:
"Quello è un quickling, un umanoide fatato di piccola taglia. Una specie di folletto, quelli della sua specie solitamente fanno affidamento sulla loro innata rapidità e sull'astuzia. Scelgono con cura i loro avversari, tendono ad attaccare le creature più deboli di loro ed evitano quelle più forti. Solitamente prediligono l'uso di spade corte.".
"Bah, ad esseri del genere non dovrebbe essere permesso di vivere nel nostro mondo!", sentenzia Runak, prima di entrare nella giungla di liane, seguito da Xorius a qualche passo di distanza. Si trova a circa una ventina di metri quando viene accerchiato da due quickling e da altre tre creature. Siano benedette quelle poche lezioni da esploratori cui mi sottoponevano al villaggio. Non ne avevo mai visto uno prima ma le loro fattezze erano fin troppo peculiari: dei vegatali naturali dalle fattezze umanoidi, con al seguito una specie di enorme falce. "Arborei!, oltre all'arma, possono scagliare degli aculei velenosi!", urlo ad alta voce.
In pochi attimi, io, Midhir e Crystalia recuperiamo terreno verso i nostri due compagni ed eliminiamo quelle creature, tutte tranne un arboreo che riesce a fuggire a scomparire in quelle assurdo ambiente fitto di vegetazione. Non riuscimmo a raggiungere il fuggitivo alcuni dei miei compagni erano piuttosto malconci, altri subirono una temporanea effetto immobilizzante, così il superstite potè dileguarsi efficacemente. Provammo a cercarlo esplorando per intero la zona ma non avemmo fortuna.
L'esplorazione comunque diede i suoi frutti, infatti trovammo una doppia porta, aperta la quale, ci trovammo in un'ambiente decisamente più grande del precedente, nel quale trovammo una piccola boscaglia formata da alcuni alberi invero piuttosto grandi e robusti. Rimanemmo un poco stupefatti, notammo tutti che il soffitto non era visibile e, anzi, sembra vi fosse spazio aperto sopra le nostre teste! "Vyrellys hai idea di dove ci troviamo!", le chiesi.
"A dire il vero, non ho mai visto questo luogo", rispose ella.

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continua...